
Un dovere morale
Sin da quando sono ripartiti i lavori al Dorico, nonostante un bando di gestione che sarà pubblico e rispettoso di tutti i principi, l’impegno morale preso dalla prima squadra della città riveste un ruolo determinante e non trascurabile: «Sin da quando la famiglia Marconi si è insediata nel 2017 il Dorico è stato uno dei punti cardine. Per noi è un punto fermo, parteciperemo con vigore ed entusiasmo. La gestione dello storico impianto anconetano potrebbe rappresentare un’autentica svolta». Una svolta per i giovani biancorossi, e non solo, come conferma lo stesso Bugari: «I nostri ragazzi è da un anno che aspettano questa possibilità, gli step hanno rallentato ma non certo per colpa nostra. Se dovessimo aggiudicarci il Dorico (che sarà pronto da settembre) diventerà senza dubbio la casa delle nostre giovanili ma anche teatro di allenamenti della prima squadra. Ne abbiamo bisogno, non possiamo essere sempre itineranti. C’è la necessità di riportare i nostri colori nel cuore della città».
Un destino incrociato
Se l’Anconitana dovesse raggiungere l’obiettivo primario della serie D, e in questo senso assume grandissima importanza il consiglio federale di lunedì prossimo, ci saranno cambiamenti burocratici che interessano anche i giovani: «Lo avevamo già annunciato in precedenza e ci troviamo a confermarlo. Se dovessimo approdare in serie D, e siamo molto fiduciosi nella riuscita del nostro intento, la società diventerà una Srl vera e propria con i tesserati dell’Academy che confluiranno a tutti gli effetti sotto la denominazione Anconitana». Dopo aver poggiato basi solide in questi mesi, Bugari è pronto a raccogliere i frutti del duro lavoro: «Questi giorni sono caratterizzati da una sorta di reclutamento al contrario. Sono i giovani a chiamarci per chiedere di giocare con noi. Il richiamo della maglia biancorossa è forte». E non viene esclusa, in conclusione, la possibilità di un camp estivo: «Intanto dobbiamo cercare di capire tutte le norme che dovranno essere rispettate per riprendere l’attività. Quando il quadro sarà più chiaro richiameremo i ragazzi e gli allenatori che si sono sempre tenuti in contatto tra loro. L’idea del camp la valuteremo ma solo garantendo la massima sicurezza e prevenendo ogni minimo rischio».
Peppe Gallozzi
Corriere Adriatico